L'uomo ha
un'origine acquatica? Entro
quale misura può risvegliare
dal più profondo della
sua psiche e del suo bagaglio
genetico, le facoltà
e i meccanismi fisiologici
che gli permetteranno di diventare
– o ridiventare –
un mammifero quasi anfibio?
E’ quello che questa
sorprendente opera ci rivela.
Risalendo alle origini stesse
della vita l’autore
si lancia nella scoperta a
ritroso del passato acquatico
di questo curioso mammifero
che è l’homo
sapiens. Parallelamente, in
eloquenti termini filosofici,
illuminati dalla disciplina
yoga, svela la sua visione
della vita, dell’intimo
rapporto uomo-mare, e ci invita
alla scoperta della nostra
vera coscienza individuale,
in totale comunione con la
coscienza universale.
Con lui partiamo per i quattro
angoli del mondo alla scoperta
degli ultimi primitivi tuffatori
in apnea, e riviviamo un pezzo
di storia delle immersioni
senza respiratore, il brivido
dei record sportivi, e le
attuali ricerche medico-scientifiche,
di cui egli rappresenta il
più entusiasta dei
pionieri.
Scienza e poesia, realtà
e fantasia, scorci autobiografici,
leggende e fatti accaduti,
uomini pesce del passato,
sirene mitiche e pescatrici
di perle giapponesi, delfini
e lamantini, si accavallano
nelle acque azzurre e abissali
che ospitano ancora le immagini
del dio Glauco e di Clown,
la delfina che gli ha ispirato
l’idea de l’uomo
delfino.
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L’uomo,
tanto quello primitivo quanto
quello civile, e queste due
specie vivono ancora oggi
sullo stesso pianeta, hanno
bisogno di risanare ed abbellire
la propria vita, e sarà
sempre così.
Tutti gli sport disinteressati,
non competitivi e non commercializzati
ne sono la dimostrazione.
Il primo a praticarli è
proprio l’uomo tecnologico
divorato dalle macchine, rosicchiato
dallo stress e da tutti i
mali
della sua civiltà.
L’Homo
delphinus si immergerà,
dunque, negli abissi marini
con la stessa gioia di vivere
delle foche e dei delfini,
né più né
meno. Certo, l’uomo
tecnologico vi dirà
che ciò non serve a
niente, se non è redditizio.
E per essere redditizio, aggiungerà,
bisognerebbe che il sub si
immergesse molto più
giù e vi rimanesse
molto più a lungo.
E
questo può essere,
ripeto, l’errore della
nostra civiltà tecnologica:
volere sempre troppo, volere
sempre di più, non
fermarsi davanti a nulla pur
di raggiungere i propri scopi,
compresa la rottura dell’equilibrio
della terra e degli oceani.
Gli animali selvatici
vivono in armonia totale con
il loro ambiente: ne dipendono;
ed esso a sua volta dipende
da loro. Essi non cercano
di mangiare più di
quanto possano, di battere
dei record o di conquistare
qualcosa o qualcuno. In questo
spirito di fusione totale
con l’ambiente marino
l’Homo delphinus andrà
sott’acqua per integrarvisi,
per divertirsi. Perché
divertirsi, come sognare,
non solo fa parte del fenomeno
“vita” ma gli
è anche indispensabile.
Egli
considererà il mare
non come una miniera inesauribile
di risorse e di ricchezze
materiali, ma come la Dimensione
Primordiale, sorgente infinita
di vita, di gioia, di sogno,
attraverso la quale egli potrà
forse un giorno ritrovare
se stesso. L’uomo
che si immerge in apnea, cioè
trattenendo il respiro, non
fa soltanto un ritorno temporaneo
su sé stesso: fa anche
un ritorno istantaneo all’origine
del Tutto. Ad intimo contatto
del mare ed della natura,
col controllo dell’apnea
e la padronanza della respirazione,
questa funzione-chiave che
tiene la leva di comando di
quasi tutte le altre, l’Homo
delphinus imparerà
di nuovo a prendere possesso
del proprio corpo e a risvegliare
altre facoltà sepolte
da miliardi di anni nel più
profondo del suo bagaglio
genetico. L’Homo delphinus
sarà un uomo che avrà
compreso di non essere estraneo
alla natura, all’oceano
che deve rispettare come la
propria madre, all’universo
nel quale si riflette come
il microcosmo riflette il
macrocosmo. Saprà che
dall’atomo alla galassia,
dal microbo alla balena azzurra,
che non gli sono né
inferiori né superiori,
tutto è collegato.
Saprà che non vi sono
paratie stagne né fra
il corpo e la psiche, né
fra lui e l’universo
infinito, incommensurabile
e non-temporale.
L’uomo
non muore finché sa
sognare. E il sogno dell’Uomo
delphinus vivrà finché
l’uomo non avrà
distrutto il mare, completamente.
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